SERPENTE
“… arrivammo infine all’arte reale e stavamo esaminando se fosse questa a produrre la beatitudine. Ma allora, come se fossimo caduti in un labirinto, nel momento in cui pensavamo già di toccare la fine, noi ci ritrovammo, per così dire, dopo aver fatto il giro, all’inizio della nostra ricerca e progrediti poco più di quanto lo fossimo all’inizio.”
( dal libro Eutidemo di Platone)
È una mia veste. È un involucro deposto come fa il serpente con la pelle vecchia. Una muta. Una spoglia.
Il fulcro del labirinto
Il dedalo rappresenta la vita esteriore, il luogo in cui l’uomo erra guidato da una coscienza capricciosa e piena di ombrosità, il luogo in cui ci si perde facilmente facendo scelte apparenti e spesso contraddittorie. Così, dopo aver percorso tutte o molte delle possibilità, e dopo essersi accorti che tutte hanno avuto esito negativo, ci si può arrendere e rimanere imprigionati nel rumoroso caos del mondo, oppure si può continuare a cercare la via d’uscita. Ma, si sa, la porta si apre con la chiave giusta, che non è un oggetto ma corrisponde all’azione di cambiare la direzione del proprio sguardo: non porre più l’attenzione al fuori ma al dentro, non più alla vita esteriore ma a quella interiore. Solo allora si passa dal dedalo al labirinto (in latino labor intus, ossia ‘lavoro interiore’), dove la vita nuova/la morte attende di essere realizzata.
Nel labirinto propriamente detto, il cammino termina al centro, seguendo un percorso serpeggiante con numerose circonvoluzioni, avvicinandosi spesso al centro ma giungendovi solo al momento opportuno. L’unica tipologia rispondente a questo modello è quella del labirinto unicursale, il cosiddetto pseudo labirinto! Non c’è da stupirsi se si scopre che le cose sono il contrario di ciò che appaiono. Una volta entrati, dall’unico accesso possibile, si procede in modo univoco perché non ci sono bivi. L’unica scelta possibile è tra l’avanzare e il retrocedere. Chi persevera riesce ad arrivare al centro, dove muore e rinasce a nuova vita.
Già nel dedalo, chiusi nelle dimensioni dello spazio e del tempo, dentro le illusioni della nostra mente, possiamo trovare la chiave. Possiamo intuire la nostra finitezza, l’inconsistenza e l’incostanza dei nostri desideri, la fallacia delle nostre idee, il potere delle nostre paure; solo quando abbiamo il coraggio di abbandonare tutto, si apre la porta. Da questo momento, possiamo inoltrarci per eliminare, giro dopo giro, i sedimenti, le ombrosità, le impurità, diretti verso il centro.
Di solito non è sufficiente l’intuizione della verità, perché ci aggrappiamo al mondo esteriore, l’unico che conosciamo. Quindi per perdere le illusioni, abbiamo bisogno di uno shock, di un’esperienza dura o un evento imprevisto che ci turba profondamente. Così non abbiamo più la forza di difendere le nostre irrinunciabili idee e siamo condotti verso il centro del labirinto, dove si spalanca un vuoto immenso e benedetto, che lascia il posto ad una realtà diversa.
Il centro come punto di arrivo del percorso, corrisponde dunque al vuoto, cioè alla morte, che si rivela come una vera e propria forma di liberazione. Quel vuoto è il varco verso uno stato diverso. Simbolicamente al centro viene raffigurato un albero della vita, una torre, un tempio, un pellegrino, una montagna o proprio la morte. L’uccisione del Minotauro non è altro che una metafora per parlare della liberazione dall’ego, dal proprio mostro, dai limiti costrittivi della propria personalità. La libertà è il fine di tutta l’umanità, questo il senso della frase: “ Il Regno di Dio è in voi”. Più il viandante riesce ad emanciparsi da illusioni ed egoismi, più diventa strumento della Luce. Più buio riesce a sostenere, più Luce riesce ad irradiare per tutti.
Il passaggio nel buio dei propri meandri è necessario per indebolire la resistenza verso l’elemento Luce e per consentire di lasciarsene permeare, sperimentando un nuovo ed unificato stato d’essere. A tal proposito si esprime il monito alchemico: Visita Interiora Terrae Rectificandoque Invenies Occultam Lapidem, V.I.T.R.I.O.L., ovvero, ‘ Visita l’interno della terra e rettificando troverai la pietra nascosta’. Questo processo non si realizza una volta per tutte, tanti sono i labirinti da attraversare per distillare progressivamente l’anima, seguendo un percorso che ritorna sempre su se stesso ed in cui si manifesta l’indispensabile aiuto della fiamma divina. Questa non è un’impresa che l’uomo può compiere da solo; per tale motivo, in numerosi labirinti del Medioevo, al centro è raffigurato Cristo, simbolo dell’energia di trasformazione del fuoco (Spirito Santo) e simbolo della Vita per eccellenza.
Alle origini del Cristianesimo, il crocifisso non veniva rappresentato con il Cristo inchiodato ma con un serpente attorno alla croce. Questo animale non ha nulla di malvagio né diabolico, è il portatore della vita ed esprime il suo perpetuarsi in eterno. Il serpente, cambiando periodicamente pelle, quindi auto-rigenerandosi, viene assunto come simbolo di rinascita ed eternità.
Inoltre il serpente è la figura complementare del labirinto, se si considera il primo come lo spazio del percorso mentre il secondo come il limite di questo spazio entro cui avviene la trasformazione. È necessario un restringimento dello spazio vitale dell’uomo per condurlo nella porta stretta, una graduale diminuzione dell’ossigeno. Così avvenne al pesce che, per carenza d’ossigeno nell’acqua conseguentemente all’aumento della temperatura marina, passa dall’acqua alla terra diventando anfibio. Un passaggio di stato, frutto di un’evoluzione scaturita da una necessità.
Il labirinto, nel XX secolo, è attuale più che mai. Nella confusione e nella frammentarietà della vita contemporanea, l’uomo è bloccato in diverse direzioni ma continua a creare ed inseguire desideri orientati verso l’esterno. L’uomo è prigioniero delle abitudini dei suoi pensieri, sentimenti e azioni: è all’interno del suo dedalo. Soltanto dopo averne esplorato ogni angolo, spinto dalla necessità, potrà entrare attraverso la porta stretta, e finalmente offrire alla sua anima ciò di cui ha bisogno e farla diventare ciò che veramente è.