Soglie 2018-01-29T19:37:28+00:00

SOGLIE

“Ci sono due modi per passeggiare in un bosco. Nel primo modo ci si muove per tentare una o più strade per uscirne al più presto. Nel secondo modo ci si muove per capire come sia fatto il bosco, e perché certi sentieri siano accessibili e altri no.”

(dal libro Sei passeggiate nei boschi narrativi di Umberto Eco)


Anatomia di una fuga 1, 2015, ferro

Un cannello e 7 mappe sagomate secondo il profilo di vicoli ciechi rappresentano la possibilità di trovare la chiave per attraversare il varco. La chiave apre la porta solo quando accetto di non poter passare.


Teoria dei mondi possibili

Passeggiare in un bosco, percorrere un labirinto e leggere un testo hanno in comune moltissimo.
Sei passeggiate nei boschi narrativi raccoglie i sei interventi che Umberto Eco tenne fra il 1992 e 1993 presso la Harward University in occasione delle Norton Lectures. L’autore in questo testo affronta il tema della narratività da un punto di vista ben preciso e del tutto particolare: quello del lettore. Dal primo capitolo, intitolato Entrare nel bosco riporto questa frase che chiarisce quanto detto: “…ogni testo è una macchina pigra che chiede al lettore di fare parte del proprio lavoro. Guai se un testo dicesse tutto quello che il suo destinatario dovrebbe capire” 1Viene ribadita l’assoluta centralità e importanza della figura del lettore, che da passivo fruitore della parola scritta ne diventa protagonista attivo, come colui che attraversa il labirinto. Esistono infatti secondo Eco due tipologie di lettori: il Lettore Empirico è colui che usa il testo come contenitore per le sue passioni e non ha una precipua metodologia nel porsi dinanzi ad esso. Corrisponde a colui che nel labirinto è perso, non riesce ad uscirne perché continua ad usare gli stessi strumenti e lo stesso metodo che lo hanno portato nel punto in cui si trova. Cammina guidato solo dalle emozioni, ritrovandosi alla fine come un vagabondo. E vi è poi il Lettore Modello: è quel lettore ideale che, possedendo i codici e le competenze a cui si riferisce l’autore, ne comprende le intenzioni e le idee ed è in grado di leggere il testo nel modo in cui è stato progettato per essere letto. Corrisponde al viandante, colui che riesce ad attraversare il labirinto perché possiede o sviluppa, camminando, la capacità di superare le prove predisposte lungo il tragitto dall’architetto del dedalo.
Il testo è per Eco una macchina presupposizionale che stimola il lettore ad attualizzare diverse presupposizioni. A questo consegue che il lettore attualizzerà uno o più dei percorsi interpretativi possibili del testo stesso. In altre parole, il Lettore Modello è l’insieme delle mosse interpretative che il testo incoraggia o autorizza a compiere.
“Se un testo inizia con ‘C’era una volta’, esso lancia un segnale che immediatamente seleziona il proprio lettore modello, che dovrebbe essere un bambino, o qualcuno che è disposto ad accettare una storia che vada al di là del senso comune.” 2 co visualizza il testo come una sorta di rete di svincoli ferroviari: quando si arriva a certi punti di disgiunzione di probabilità (snodi narrativi) il lettore è invitato ad azzardare alcuni sviluppi possibili che poi vengono confermati, disattesi o lasciati in sospeso dal testo. Il lettore, giunto a uno snodo narrativo, configura un possibile corso di eventi o un possibile stato di cose e con le sue inferenze contribuisce alla costruzione dei mondi possibili testuali.
Un mondo possibile “consiste di un insieme di individui forniti di proprietà. Siccome alcune di queste proprietà o predicati sono azioni, un mondo possibile può essere visto anche come un corso di eventi. Siccome questo corso di eventi non è attuale, ma appunto possibile, esso deve dipendere dagli atteggiamenti proposizionali di qualcuno, che lo afferma, lo crede, lo sogna, lo desidera, lo prevede, eccetera.”3 Ad ogni bivio, ad ogni svolta, c’è una soglia invisibile da varcare, oltre la quale si aprono scenari altri, nuovi o vecchi. Quella soglia contiene un’infinità di mondi possibili che aspettano di essere scelti, di diventare reali. Ci si trova di continuo su un punto di accessibilità tra i mondi: i diversi modi in cui possono andare le cose. È la teoria dei mondi possibili, idea secondo cui ci troviamo costantemente davanti a un mondo di infinite possibilità e ne attualizziamo solo alcune.
La sovrapposizione di diverse strutture di aspettativa genera diversi mondi possibili. Si può mostrare con efficacia con un modello degli spazi di Riemann. La sua idea è stata quella di tracciare sul piano complesso dei “tagli”, costruendo così uno spazio con superfici a più fogli. Risulta una stratificazione di fogli, connessi da linee di diramazione, che consentono l’accessibilità dall’uno all’altro, senza alcun rapporto gerarchico secondo cui il primo piano si possa relazionare solo col secondo e non con il terzo. I fogli rappresentano le possibilità di essere, che non possedendo un ordine che le organizza, si configurano come una struttura rizomatica, da punto di vista topologico. Abbiamo quindi tante possibilità ma nel momento in cui si opera la scelta, collassano su una sola determinata.
Di solito pensiamo a un avvenimento preciso e poi lo decliniamo nelle sue possibili e molteplici attualizzazioni, mentre si può partire proprio da quella molteplicità osservandone la riduzione ad una di quelle infinite forme. In questa prospettiva vedremmo un io-qui-ora come punto di arrivo e non più come origine. Se si è disposti a riconoscere l’esistenza come movimento che procede da uno stato di indeterminazione iniziale a uno stato di determinazione finale, allora è più facile vivere in armonia con la propria natura e con il mondo. L’esistenza, da problema, si inizia a percepire come soluzione.
“L’ indeterminazione è lo stato proprio dell’uomo come possibilità di essere. L’uomo, nel problema dell’essere, è nello stato di indeterminazione perché è indeterminazione. L’uomo esiste in quanto, costituendosi con problema e nel problema dell’essere, esce dall’indeterminazione che esso implica e muove verso il riconoscimento. L’esistere è un oltrepassamento dell’indeterminazione solo perché è un ritorno all’indeterminazione.”4 Capire come è fatto un bosco equivale a comprendere che l’esistenza ha, come condizione, l’indeterminazione. Perché certi sentieri del bosco sono accessibili e altri no? È fondamentale accettare di non poter sapere.